lunedì 14 gennaio 2008

LA PARODIA DEI NASI DISTINTI – IV


Se Tasso per descriver la grandezza di Plutone

a Calpe ricorrea per fare un paragone,

io che sol se dormo m’assomiglio al tasso,

il naso di Cacagna lo eguaglio al Monte Sasso.


Ma la Compagnia non poteva andare avanti

se non si rivolgeva ad uno dei mercanti

e il signor Bergamini, che è tutta carità,

il mulo suo ci offriva per correr la città.


Mangia assai poco, per noi poche spese

sembra una reclame della Cremonese.

Signore e signorine dai nasi variopinti

ad onorar correte la Compagnia dei nasi distinti.




Se Tasso ... Qui siamo davvero all’ispirazione geniale. Una felice escursione letteraria che trae spunto dalla Gerusalemme Liberata, l’opera più nota di Torquato Tasso. Al canto IV del poema si descrivono gli dei degli abissi nelle loro orribili forme, aggiungendo: D’essi parte a sinistra e parte a destra / a seder vanno al crudo re davante. / Siede Pluton nel mezzo, e con la destra / sostien lo scettro ruvido e pesante; / né tanto scoglio in mar, né rupe alpestra, / né pur Calpe s’inalza o ‘l magno Atlante, / ch’anzi lui non paresse un picciol colle, / sì la gran fronte e le gran corna estolle. In sostanza: davanti all’imponenza terrificante di Plutone pare di poco conto anche la figura gigantesca di Calpe, nome con cui nell’antichità ci si riferiva al Capo di Gibilterra, una delle colonne d’Ercole.

Io che sol se dormo ... Qui Martin in tutta umiltà, e davanti a sì alta poesia, ritiene di poter somigliare (quanto a profondità del sonno) appena al tasso (senza la maiuscola), la bestiola dal lungo letargo.

il naso di Cacagna... «Cacagna», come s’è detto, è Gino Veduti (1905-1984), marito di Eda e papà di Loris. Davanti a «tanto» naso, Martin, rimatore qual è, ricorre persino al Monte Sasso…Vien da fischiare: «...fiiiii ... che sberla di naso ...». Chissà cosa ne avrà pensato il buon Ginon all’epoca. Avendolo conosciuto come uomo di grande intelligenza, credo che davanti a simile iperbole avrà sorriso tutta la vita. E poi, diciamo la verità: quanto a naso, Ginon ne aveva un bel po’, poi se si sta a sottilizzare, se non era per la letteratura, magari sarebbe bastata… la rata dla Basteja

Ma la Compagnia ... L’immaginario «Carro di Tespi» con il suo prezioso carico deve pur essere trainato in qualche modo e Martin pensa allora al «signor Bergamini», lo Sbruzai (barrocciaio) noto al mondo per il mulo denutrito, ovvero il mitico Sumar d’Bargamen. Questo mercante «tutta carità», era Luigi Bergamini, cugino di mio nonno Ivo, nato a Filo il 4-2-1882, abitante nei pressi dei «Vagoni», poi migrato altrove negli anni ’30. Pare che quando la sfortunata bestia lasciata per diverso tempo a digiuno s’involò anch’essa in un mondo più giusto, Bargamen abbia esclamato: «Propi adës ch’ u s'ira abituê a stê zenza magnê!...».

sembra una reclame ... Qui Martin pare riferirsi alla maniglia cosiddetta ‘alla cremonese’, il cui profilo gli ricorda l’estrema magrezza della povera bestia. Il paragone dà ancor più tono alla comicità della rappresentazione che si chiude alla grande con un’ultima immagine burlesca. L’uscita immaginaria di scena dei personaggi non potrebbe essere più divertente. Par di vederli gli arrangiati protagonisti, su un carro tirato da un somaro tutto pelle ed ossa, mentre chiamano nuovo pubblico a raccolta e scuotono con forza i campanacci come girovaghi d’antan… Complimenti vivissimi e un grazie ancora, dopo tanti anni, al caro Martin.

Nelle foto, nell’ordine: Gino Veduti e una moderna reclame della «Cremonese».

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