lunedì 10 novembre 2008

Lamentele filesi datate 1920

Cambiato tanto o cambiato poco?

di Agide Vandini

L’amico e solerte ricercatore Vanni Geminiani mi ha segnalato proprio in questi giorni una «chicca» di bliblioteca che la dice lunga circa i disagi che questo antico paese ha spesso dovuto sopportare in materia di servizi pubblici. Par quasi che, da tempi immemorabili, ciò che appare basilare per qualunque comunità, a Filo, vuoi per una ragione, vuoi per l’altra, possa tranquillamente latitare, quasi che qui non valessero le stesse necessità degli altri paesi di pari importanza e popolazione.

Il «reperto» in questione è un articoletto apparso sul periodico ferrarese cattolico «La domenica dell’Operaio» nel dicembre del 1920[1]. Eccone l'immagine e la relativa trascrizione.

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Filo d'Argenta

«SPROVVISTI ! - E' la solita risposta che lo spaccio del paese dà a chi domanda cartoline o francobolli. Così, senza ufficio postale, senza francobolli, senza cartoline, Filo diventa il più incivile paese dei paesi civili. Isolati come condannati alla pena della segregazione.

Da chi dipende questo inconveniente ? Abbiamo scritto più volte alla Direzione provinciale, ma sempre senza effetto. Abbiamo chiesto francobolli da 25 centesimi, e finalmente li hanno mandati, ma pochi. Abbiamo chiesto cartoline doppie con risposta, e le hanno dosate come il veleno. Abbiamo chiesto cartoline semplici, e sono sempre esaurite. Abbiamo chiesto « Biglietti postali » notevole risparmio di carta e buste, e non si sono neppur veduti.

Oh, per che cosa prendono Filo ? per una tribù di analfabeti che non sappia né leggere, né scrivere ? Non sarebbe ora di provvedere ?

Se lo sconcio non termina prenderemo altre vie».

Di primo acchito, vien quasi da sorridere al pensiero di quei tempi postbellici certamente grami in cui il paese era addirittura sprovvisto anche di ufficio postale, ma, ricalandoci nel presente, viene immediatamente da temere, coi tempi che corrono, che, dopo le recenti «razionalizzazioni», quelle che ci hanno sottratto l’«Ufficio di Collocamento», le «Scuole Medie», la «Caserma dei Carabinieri», ecc., non sia per caso allo studio anche una chiusura del nostro Ufficio Postale, vista la modestia e l’assoluta inadeguatezza della sede e dell’organico, sede peraltro infelicemente posizionata, con scarsa possibilità di parcheggio, senza spazio per le interminabili file che talvolta si allungano fino all’esterno del fabbricato.

Tocchiamo ferro e auguriamoci tutti che non sia così, e che ci sia lasciato almeno l’Ufficio Postale. Nel frattempo comunque, rileggendo queste lamentele di quasi un secolo fa, non saprei proprio dire se oggi siano reperibili alla locale rivendita di Valori Bollati cartoline o biglietti postali, mentre quanto a cartoline illustrate, quelli della mia generazione ricordano vagamente le ultime, quasi antidiluviane, uscite verso gli anni ’60 del Novecento. In ogni caso possiamo dire serenamente che, a memoria d’uomo, qui non è mai stato possibile trovare una marca da bollo, oppure una carta bollata, per non parlare di una cambiale o di un francobollo che non fosse di posta ordinaria.

Insomma, in quasi un secolo trascorso da quella domenica del 1920, in fatto di servizi postali e valori bollati, non pare che a Filo se ne sia fatta molta di strada e forse, chissà, potrebbe anche peggiorare…


[1] «La Domenica dell'Operaio», anno XXVI, Ferrara, dom. 19 dicembre 1920.

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