domenica 7 agosto 2011

C'è un laghetto alla Garusola ...

Un’area naturalistica a due passi da noi

di Agide Vandini


Figura 1 – Ubicazione dell’area naturalistica


Figura 2 – L’ambiente palustre (1)


Figura 3 – L’ambiente palustre (2)


Figura 6 – I lavori manuali e bracciantili


Figura 7 – L’Onestà


Figura 8 – La Cupidigia


Figura 10 – Il capanno


Figura 11 – La struttura multicolore

In questa terra di proprietà della Cooperativa Agricola “G.Bellini”, qualche settimana fa mi ha fatto da guida Settimio Coatti, già presentato nei mesi scorsi in questo blog, la persona cioè che ne ha curato le opere di arredo.

Mi ha accompagnato fino al laghetto ed all’area naturalistica che ci sta attorno, la cui ubicazione si intuisce facilmente dall’immagine satellitare (fig.1).

Le prime foto che presento (figg.2-3-4) sono dedicate ad un ambiente naturale davvero suggestivo, ispirato al paesaggio palustre che ha caratterizzato queste zone fino alla seconda metà del secolo XVIII.

Figura 4 – L’ambiente palustre (3)


Figura 5 - Settimio Coatti


L’area è, al momento, di libero accesso; il cancello in legno si apre facilmente ed invita ad una passeggiata intorno al laghetto (percorso di circa 800 metri). Ai quattro angoli sono ospitate opere di scultura del filese Settimio Coatti (fig.5) che me le ha descritte e mi ha fornito gentilmente anche alcuni appunti che qui cercherò di riassumere. Si tratta di opere in arte povera (pop art nella definizione dell’autore), tutte in acciaio inox.

La prima di queste sculture (Fig. 6) è dedicata ai lavori manuali e bracciantili più praticati nella nostra zona, ossia: il muratore, lo scariolante, la mondina, la zappatrice, il falciatore, la mietitrice. Le figure sono tratteggiate sui dischi d’acciaio in modo che la luce possa riprodurne l’ombra. Il posizionamento in cerchio, a mo’ di festoso carosello, intende sottolineare come per l’uomo e la donna il lavoro sia fondamentalmente gioioso. In alto invece le figure rimpicciolite alludono alle tribolazioni incontrate attraverso materiali astratti, seghettati, appuntiti. Sulla stele un manufatto a libro aperto reca notizie e curiosità intorno alla Garusola.

All’angolo successivo troviamo invece la scultura dedicata all’Onestà (Fig.7). La base reca una significativa dedica «In vita onesta, irta la via per alte vette...» ed è stata ricavata da un’unica cassaforma in cemento; al corpo centrale a prisma rettangolare sono uniti due prismi triangolari opposti. Su di essi è innestata una figura inizialmente a scalini (le difficoltà della vita) che poi divengono due grosse ali in grado di liberarsi dalle tortuosità. In alto una punta viva si libra verso l’alto.

La terza scultura fa quasi da pendant alla seconda ed è dedicata alla Cupidigia (Fig.8). Anche qui la base è ricavata da una cassaforma unica e i materiali utilizzati sono di sfrido. Nel circolo in alto, dietro una grata compare la forma di un viso. A fianco un accorato auspicio : «Chi di cupidigia soffre, dietro le sbarre vive...»

Figura 9 – La Pace


L’ultima scultura (Fig.9) è ispirata alla Pace. La base in cemento è costituita dalle iniziali dell’autore. Su di essa è stata montata una figura creata con materiale bellico di risulta. La forma assume le sembianze di un grosso fiore, di « Un fiore per la Pace».

Vi sono incisi, come nelle altre opere, motti e massime scelte dallo scultore.

Un capanno (Fig.10), di costruzione e ideazione dello stesso Settimio, sorge nella lingua di terra che si spinge dentro al laghetto. E’ un riparo con copertura di canna in parte astratto ed in parte in carattere col luogo. L’entrata rivolta ad ovest consente l’osservazione della fauna che viene a soffermarsi sullo specchio d’acqua.

Dentro al capanno, visibili dall’esterno, sono appesi molti attrezzi di foggia antica, oggetti che intendono ricordare i tempi di un lavoro assai faticoso, tutto di braccia e senza il sostegno della tecnologia.

Tornando verso l’entrata si osservano le due pareti di una struttura multicolore (Fig. 11) dal tetto in canna palustre, con alla base due stele in mattoni faccia a vista. Sopra di esse si possono leggere due poesie di Coatti Settimio, testi già presenti in questo blog e dedicati al lavoro nel collettivo agricolo ed ai suoi protagonisti.



3 commenti:

UZ ha detto...

peccato che manchi qualsiasi riferimento al fatto che ciò che prima era un anonimo terreno agricolo, nel bel mezzo della "piattura" padana, a seguito del corretto espletamento di una attività estrattiva (cava) si sia trasformato in un ambito naturalistico di rilievo (sono presenti decine di specie di uccelli, stanziali e di passo) ed anche in un luogo ove vedere i risultati di performance artistiche di un autore locale.
peccato dicevo perchè qualcuno c'ha messo soldi ed impegno a far si che tutto ciò avvenisse, a dimostrazione che l'equazione cava=devastazione non è sempre vera. r.

Filese ha detto...

Grazie per il contributo, UZ (r.). Purtroppo gli articoli non escono mai perfetti. Che prima si trattasse di un terreno agricolo pare già evidente dal titolo "C'è un laghetto alla Garusola..." Ci fosse sempre stato, non sarebbe stata necessaria la sottolineatura.
Che qualcuno (soldi privati e pubblici immagino) l'abbia finanziato, mi pare anche questo scontato, a meno che l'articolo,assai semplice nella sua concezione, anziché consistere in una descrizione del luogo edin un implicito invito a visitarlo, avesse dovuto dilungarsi nella storia della realizzazione, degli oneri che ha comportato e della diatriba cave o non cave che in questo blog non ha mai avuto eco.
Ciò non toglie che gli argomenti sollevati possano avere lati interessanti per il territorio e questo blog, ben lieto di aver arricchito il tema grazie al tuo commento, è disponibile ad ospitare articoli documentati e informativi in merito.
Grazie di nuovo per il contributo e per l'attenzione riservata (a.v.).

Fabrizio ha detto...

Condivido che il luogo sia davvero interessante, e costituisca un'isola di vita nel paesaggio stuprato della campagna attuale. Non è meno affascinante il bacino di cava che gli sta di fronte, che per come è ora, è di grandissima attrazione per uccelli che non frequentano il laghetto (più adatto agli anatidi), e che sostano durante le migrazioni dai paesi nordici all'africa. Ho però visto una proposta di espansione della cava, che salverebbe solo il laghetto e approfondirebbe tutto il circostante a creare un vero lago, a fine attività (2028) da impiegare per attività turistico-sportive (di rinaturalizzazione non si parla). Non so se avrà luogo la trasformazione. Se la cava si limitasse ad estrarre solo la "cotica" superficiale di sabbia, allora la paludina diventerebbe una zona umida di grande significato da destinare forse alla conservazione biologica piuttosto che alla pesca o alle moto d'acqua... Speriamo bene.