martedì 6 novembre 2012

Ma quale fine del mondo?



Una bella poesia dialettale
di Orazio Pezzi









Pare che qualcuno si sia messo in testa che alla data fatidica del prossimo 21 dicembre (21-12-2012) il mondo tirerà le cuoia una volta per tutte.
E l’election day col duello Obama-Romney a che sarà servito allora? E le primarie del PiDi? E le nuotate di Grillo? E le guerre che si stanno combattendo da qualche parte nel globo? E il saliscendi dello spread?
In verità, non si sa neppure come i Maya abbiano potuto fare una previsione del genere, anche perché gli anni li contavano certamente in altro modo... Però il fenomeno profetico è ciclico e inarrestabile. Senza una presunta “fine del mondo” imminente, senza un clima da “ultimi giorni di Pompei”, pare non ci sia più neppure gusto a vivere in questa vecchia Terra piena di problemi.

 Prima il 1980, poi il 1988, poi il 2000 a suon di “mille e mai più mille...”, e ora il micidiale 2012. E se poi non bastassero i Maya che ci vorrebbe mai a scovare nelle pieghe delle tante sinistre profezie medievali qualche calzante e ravvicinato annuncio catastrofico? Un po’ di stiracchiate interpretazioni e il gioco sarebbe fatto. Probabilmente qualcuno sta già preparando, non appena fallirà questa, la data della prossima ineluttabile Apocalisse.
Dando un’occhiata in rete si scopre che dal prossimo 21 dicembre si salverebbe un solo paesino di questo mondo, un posto e un luogo misterioso di nome  Bugarach di appena 194 anime, alle pendici di un picco di 1230 metri, nel sud della Francia. Prima pare sia stato un autentico garage segreto per dischi volanti, poi fonte di energia dal potere magico, infine luogo nelle cui viscere si nasconderebbe la tomba del Cristo o il tesoro dei templari: il Picco di Bugarach, ci dicono fonti bene informate, è in grado di alimentare, da almeno una quarantina d’anni, le fantasie più irrefrenabili degli esoterici. E’ altrettanto logico che il business ci marci meravigliosamente intorno a queste dicerie.
Stupisce invece che l’Italia, paese dei Miracoli per antonomasia, stavolta non abbia potuto vantare neppure una piccola e industriosa zona franca. E’ stata vigliaccamente tagliata fuori, come mai?
Orazio Pezzi propone, con una delle sue simpaticissime poesie dialettali, una bella festa della nostra combriccola filese, quella che un tempo veniva detta la «Banda del Gelato alla Fragola». Sarebbe davvero un’ottima idea. Io, tutto considerato, ne aggiungerei approssimativamente un’altra: perché non ci candidiamo noi, a Filo, luogo principe delle zanzare a 4 cilindri, dei cappelletti e dei cocomeri, dopo aver spulciato per bene le Centurie di Nostradamus e le Profezie di Celestino, per un posto franco e sicuro in occasione della prossima Apocalisse? (a.v.)

   


La fẹñ de’ mònd

La fẹñ de’ mònd la sta par arivê
Bšogna stê in urècia i mi burdẹl
U i è póc da rìdar e da scarzê
In parec’  i à ža pérs e’ zarvel.

A e’ cuntrëri e’ žirarà la tëra
A saregn imbarjìgh da matena a séra
Töti al stèl al sarà arvarsêdi in zìl
E e’ sparirà, pensa te, parsẹna Fìl

Un guai piò grand un n’i pö stê
Parchè insem a tôta la su umanitê
E sparirà neca la Banda de’ Žlê
U n’è pusèbil e’ mi Signór
Quaicadòñ u s’è sbagliê...

Nòñ che aglj avèñ mẹsa tọta
 par rèsar incora a que
Che as truven in premavira 
o a la fen dl’istê
Par sunê, cantê, balê e pu magnê
A n’segn par gnit d’acôrd,
 a s’avi pröpi da scušê...

‘S a zuzidràl i vinciõñ ad dizèmbar?
Agide e’ sunarà e’ sax, 
me a scrivarò una puišeia
Tot chiétar i s’avnirà dri
 in aligreia
E neca se e’ finirà e’ mònd
‘S’a s’n’impòrtal, 
a saregn in bóna cumpagneia.





La fine del mondo

La fine del mondo sta per arrivare
Bisogna stare in orecchio ragazzi miei
C’è poco da ridere e da scherzare
In parecchi hanno già perso il cervello.

La terra girerà al contrario
Saremo ubriachi da mattina a sera
Tutte le stelle si ribalteranno in cielo
E sparirà, pensa un po’, persino Filo.

Un guaio più grande non può esistere
Poiché assieme a tutta la sua umanità
Sparirebbe anche la Banda del Gelato
Non è possibile, Signore mio,
Qualcuno deve essersi sbagliato...

Noi che ce l’abbiamo messa tutta
 per stare ancora qui
Che ci troviamo in primavera
 o a fine estate
Per suonare, cantare, ballare e poi mangiare
Non siamo per niente d’accordo,
 ci dovete proprio scusare...

Cosa succederà il ventuno di Dicembre?
Agide suonerà il sax, 
io scriverò una poesia
Tutti gli altri ci seguiranno
 in allegria
E anche se finirà il mondo
Che ce ne importa, 
saremo in buona compagnia...

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