sabato 16 marzo 2013

Quando a Filo si andava a teatro...


Storie e foto - ricordo di vecchie compagnie di attori filesi (1)
di Agide Vandini

Poche settimane fa, nell’articolo dedicato a Don Giuseppe Menegatti, si leggevano dal diario di suor Giulia Giulietti un paio di frasi che rammentavano ai filesi dai capelli bianchi lontane serate passate a teatro:

[…] Il signor parroco don Giuseppe Menegatti ha per un periodo di tempo per aiuto il sacerdote don Filippo Ricci, il quale conosce molto bene questo popolo e le sue attrattive, così insieme alla Madre Superiora formano una filodrammatica con un gruppo di giovani e giovanette. Questa iniziativa è stata efficace per rompere il ghiaccio che vi era fra tanta gente e la Chiesa.
I giovani hanno dato queste rappresentazioni anche nei paesi vicini, con tanto successo, grande entusiasmo di tutti. Il popolo si compiace di queste belle iniziative e è molto riconoscente per il bene che riceve [...].

Ecco perciò un piccolo viaggio fra i ricordi  che comincia proprio da quegli anni difficili, ma altrettanto  creativi dell’immediato secondo dopoguerra, quando, fra il ‘49 e il ‘50, la Madre Superiora Anna Maria Magrini, ottima suonatrice di pianoforte e direttrice del coro della chiesa, ebbe l’idea di organizzare a Filo alcune rappresentazioni musicali e canore oggi ricordate come: “agli Uparèt”.
Giustamente annotava Suor Giulia nel suo diario quanto il popolo di Filo amasse queste forme di intrattenimento; peraltro poteva vantare una piccola tradizione teatrale, una esperienza che aveva dato lusinghieri risultati negli anni ’30 e a cui va dedicata, prossimamente, una trattazione separata.
In quel periodo postbellico di sacrifici e ristrettezze economiche, si stava vivendo a Filo, dopo i disastri e i lutti lasciati dal fascismo, un lieto ritorno alla vita pacifica. Gli uomini erano tornati in famiglia, si assisteva al boom delle nascite e non mancavano le occasioni di sano divertimento per una comunità che voleva mettersi le sofferenze alle spalle e in cui i giovani offrivano volentieri partecipazione ed entusiasmo.
A oltre sessant’anni di distanza non è facile reperire materiale e neppure dettagliati racconti di quanto fu fatto all’epoca. Per nostra fortuna è stata conservata una manciata di foto e possiamo contare su preziose testimonianze di alcuni protagonisti di allora come mia sorella Carla e il marito Giovanni Montanari.
Le immagini di cui disponiamo sono tutte riferite ad una commedia musicale, cui assistetti anch’io, allora un bambino di sette anni, e che aveva per titolo «Bongo - Bongo», proprio come la canzone portata al successo nel 1947 da Nilla Pizzi e Luciano Benevene ed incisa nel 1949 dagli stessi due cantanti in compagnia del Duo Fasano.
Fu rappresentata nel Teatro Tebaldi di Filo intorno al 1952 sotto la regia di Massimo Galamini e con attori tutti filesi. La commedia si svolgeva sullo schema della spiritosa canzone.
Il Grande Esploratore proveniente dalla progredita Europa, impersonato da Emanuele Barbieri (Zabòv), si presentava accompagnato dai suoi portatori al capo-tribù africano Bongo-Bongo, ruolo assai ben interpretato da Luigi Galamini (Gigino) che era stato dipinto di nero come i quattro guerrieri che fungevano da guardie del corpo. Due di questi dotati di scudo (Mario Principale detto Mariuzzi  ed Edgardo Coatti detto Gardòñ ) e due senza scudo (Giovanni Montanari detto Giuàni - all’epoca Johnny - ed Ermanno Leoni detto Gàli).
L’esploratore offriva al capo tribù un cesto di pettini, sveglie e specchietti, ma le offerte trovavano - ahimè - il rifiuto categorico di Bongo Bongo a trasferirsi nelle caotiche città della civilizzata Europa.





Bongo Bongo Bongo

Un giorno un grande esplorator
là nell’Equator
intorno radunate tutte le tribù
disse proprio così:
“Qui non state troppo bene
molto meglio è la città,
seguitemi su …”
ma il grande capo disse allor:
"Oh.... Bongo Bongo Bongo
stare bene solo al Congo
non mi muovo no no.
Bingo Bango Bengo
molte scuse ma non vengo
io rimango qui.
No bono scarpe strette, saponette
treni e tassì,
ma con questa sveglia al collo
star bene qui”.



Poiché, come ho già detto, ero presente quella sera nelle prime fila, ricordo bene i guerrieri che, a fine rappresentazione, scorazzavano nei corridoi laterali della platea e anche la fatica e la pazienza che ci volle poi per togliere a Giovanni, allora fidanzato di mia sorella, il tenace nerofumo spalmato in tutto il corpo.



Da sinistra: Giovanni Montanari (Giuàni), Emanuele Barbieri (Zabòv), Mario Principale (Mariuzzi), Luigi Galamini (Gigino)

La danza di Ermanno Leoni (Gàli)

cliccare sulle foto per vederle in formato video 


Da sinistra: Mario Principale (Mariuzzi), Luigi Galamini (Gigino), Edgardo Coatti (Gardòñ), Ermanno Leoni (Gàli),




Gli applausi finali
Da sinistra (nella foto): Un portatore non identificato, Giovanni Montanari (Giuàni, guerriero senza scudo- occhi cerchiati di bianco) e Luigi Galamini (Gigino, capo tribù in piedi), un secondo portatore non identificato e col cappello di paglia, Edgardo Coatti (Gardòñ, guerriero con lo scudo), Ermanno Leoni (Gàli, guerriero senza scudo-occhi cerchiati di bianco), Emanuele Barbieri (Zabòv, esploratore), Massimo Galamini (regista in giacca, cravatta e fazzoletto bianco nel taschino), x, x, Olga Petronici,x,x,x,x


Intorno a quel periodo ho raccolto altre testimonianze orali, per forza di cose, molto frammentarie.
Carla e Giovanni ricordano alcuni attori e cantanti che ebbero a salire sul palco nei vari spettacoli: Irene Mezzoli, Alfiero Rossi, Giovanni Montanari, Sacrato Mario, tenore e cugino di Giuliana, Geminiani Antonio (cognato di Gigino e Massimo Galamini), Vandini Anastasia, Rosanna Romagnoli. I brani musicali erano accompagnati al pianoforte dalla Suor Superiora, insegnante di canto e ottima costumista.
Carla in particolare ricorda assai bene un altro testo che la stessa compagnia di attori filesi rappresentò: «Addio giovinezza». Aveva sempre la regia di Massimo Galamini e vedeva la partecipazione di:

Ibanez Bellettini – nel ruolo dello studente-protagonista  Mario
Loretta Bolelli – nel ruolo di Dorina, fidanzatina di Mario
Olga Petronici – nel ruolo dell’appariscente donna che attrae Mario
Emanuele Barbieri (Zabòv) - nel ruolo comico di Leone, amico di Mario
Carla Vandini – nel ruolo di Emma, amica di Loretta

Quanto al clima che si respirava nell’ambito dei commedianti Gianni Galamini, figlio del regista Massimo e nipote dell’attore Luigi (Gigino), buon testimone del grande affetto e simpatia con cui il padre e lo zio hanno sempre ricordato la Madre Superiora, ci riporta un divertente aneddoto d’epoca che veniva narrato  in famiglia. Pare che una sera – ricorda Gianni - uno spiacevole svenimento sia avvenuto dietro le quinte nell’attesa che si aprisse il sipario. Nella fretta e nella concitazione del momento, si cercò  di rimediare alla svelta col primo secchio a portata di mano, se non ché ... Il secchio c’era, era proprio lì pronto ed anche ricolmo, tanto che fu subito svuotato in faccia allo sventurato, ma solo a quel punto ci si accorse che, anziché d’acqua fresca, il secchio era stato riempito di colla da manifesti...
Altre piccole cose che ricordo sia pure con contorni piuttosto vaghi, a proposito della Superiora nel ruolo di costumista, è una rappresentazione a teatro in cui noi bambini dell’asilo dovevamo entrare in scena, chi travestito da cavalletta (io e Romeo fra costoro col costume e le ali in carta crespata color verde sostenute dal fil di ferro) e chi invece da grillo (Enrico Geminiani, mi pare, vestito di carta crespata di colore nero).
Infine ricordo una serata in cui, fra altre scenette a mo’ di rivista, potei assistere ad un simpaticissimo recital di Emanuele Barbieri che cantò «La mogliera» di Aurelio Fierro. Ne rammento nitidamente la voce tonante, le risa della gente alle battute del testo ed il foglietto di color arancione piccolissimo da cui leggeva, con grande divertimento personale, le parole della canzone. Che tempi! E quanta nostalgia...


La mugliera di Aurelio Fierro

Io voglio riturna' a lu mio paese
perche' voglio truva' na bella sposa
na sposa molto semplice e cortese
che non mi faccia troppo scumpari'
a lu cumpare ho chiesto nu cunsiglio
m'ha detto attento a come te la pigli
se te la pigli senza niente
fai la figura de nu pezzente
se te la pigli ricca assai
chi comanda non lo sai
se te la pigli troppo brutta
poi ti rimane la bocca asciutta
se te la pigli troppo bella
ti ci vo' la sentinella
in ogni modo ogni manera
ih, che guaio e' la mogliera

Lu mio cumpare e' nu cirvello fino
e' un uomo che ha girato il mondo sano
pero' co' sta faccenda me ruvina
e intanto una mugliera ho da trova'
e stu cunsiglio tutti m'hanno dato
attento a chi ti porta dal curato
se te la pigli troppo grassa
tutta la casa poi ti sconquassa
se te la pigli secca secca
poi t'abbracci cu na stecca




se te la pigli piccerella
dopo le gira le cirivella
se te la pigli cittadina
piano piano ti rovina
in ogni modo ogni manera
ih, che guaio e' la mogliera

Le te la pigli senza niente
fai la figura de nu pezzente
se te la pigli ricca assai
chi comanda non lo sai
se te la pigli troppo brutta
poi ti rimane la bocca asciutta
se te la pigli troppo bella
ti ci vo' la sentinella
se te la pigli troppo grassa
tutta la casa poi ti sconquassa
se te la pigli secca secca
poi t'abbracci cu na stecca
se te la pigli piccerella
dopo le gira le cirivella
se te la pigli cittadina
piano piano ti rovina
in ogni modo ogni manera
ih, che guaio e' la mogliera
in ogni modo ogni manera
ih, che guaio e' la mogliera...

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