sabato 22 marzo 2014

Zio Pippo ne fa Cento e Tre…



Festa di compleanno alla Casa di Riposo di Alfonsine
di Agide Vandini


Ieri io, Lara e Töni Valicelli, gli amici dell’Allegra Compagnia «Canta che ti passa» eravamo ospiti della Casa di Riposo di Alfonsine. Si teneva una Cerimonia dei Compleanni del tutto speciale, poiché fra i festeggiati spiccava il nome di zio Pippo, al secolo (+3): Giuseppe Toschi o meglio ancora: Pipèñ ad Capitëni.
E’ stato un gioioso pomeriggio all’insegna della bella musica d’altri tempi, l’occasione per una squisitissima torta, per quattro passi di valzer fra i tavoli e per qualche coro in allegria.
A mio zio ho portato in regalo la fotocopia di un articolo vecchio di oltre 80 anni, avuta poche settimane or sono dall’amico Vanni Geminiani. E’ un trafiletto tratto da un Corriere della Sera datato 30 aprile 1931 che, nelle sue pagine nazionali, dà notizia della Sentenza del Processo ai Comunisti Romagnoli tenutosi in quei giorni al Tribunale Speciale di Roma. Come si può leggere ingrandendo (basta cliccare sull’immagine) il testo che pubblico più oltre, lui, il bracciante Giuseppe Toschi, così come mio padre, il meccanico Guerriero Vandini, assieme ad altri 20 giovanissimi filesi, facevano parte del gruppo dei cosiddetti sovversivi romagnoli che il regime fascista e liberticida processava per reati d’opinione come l’«appartenenza al Partito Comunista e propaganda».
Eh sì, a mia madre Elvira d Capitëni, allora non ancora diciottenne, imprigionarono per alcuni mesi (da novembre 1930 all’aprile 1931) sia il moroso 18enne, che uno dei suoi fratelli maggiori. Pipèñ, arrestato non ancora ventenne, e processato dopo 6 mesi di galera, fu assolto, Ghéo invece fu condannato a 18 mesi che scontò poi per intero, rinchiuso per un altro anno nel carcere di Arezzo. Nessuno dei due comunque fu mai mandato in vacanza ad Ischia come qualche insulso ex cavaliere ebbe a dire qualche anno fa.
Della copia del giornale, che dovrebbe tuttora far riflettere parecchi italiani dalla memoria corta, in particolare coloro che preferiscono dimenticare le infamie di quel regime, ne ho fatto dono a lui e anche alle autorità comunali presenti all’evento.
Caro Zio Pipèñ, 103 sono tanti, me lo hai ripetuto ancora una volta proprio ieri e tu che li hai saputi portare, fra mille sofferenze, sempre con la schiena dritta, sei ancora l’orgoglio di tutti noi.
I cento e quattro ormai ti aspettano dietro l’angolo…




Io e Zio Pipèñ



Gigi de’ Fràb e Lara





21 marzo 2014. Pipèñ (Giuseppe Toschi) taglia la torta. Vicino a lui, la figlia Rita (sulla destra) e le autorità comunali di Alfonsine. 
Il primo in piedi a sinistra è il Sindaco Mauro Venturi.

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