sabato 29 marzo 2014

E’ un incubo…



Il campionato di Bologna e Inter
Commento del «filese» e vignette di Romano Saccani Vezzani

L’unica spiegazione logica è che la partita vista mercoledì sera si trattasse di un incubo.
Non è possibile, neppure volendo e con tutto il rispetto per il Real Chievo, giocare in modo così ridicolo e inoffensivo. Va bene il rigore per un intervento scellerato di un difensore, ma mancava un’eternità alla fine del match per tentare o proporre qualcosa. Nulla. Nulla di nulla. Se poi non si trattava di un incubo allora era forse uno spot dell’Antinferno Dantesco: condannati ad inseguire una bandiera irraggiungibile, mentre insetti schifosi (il Chievo, pardon, il Real Chievo) ti inseguono e ti pungono a sangue (anche senza sangue: Paloschi avrebbe inseguito anche un cadavere).
Bona lè. A chi, come noi, si ostina a seguire i rossoblù, dovrebbero dare una specie di premio Nobel alla Pazienza, un Oscar alla Sopportazione. Se per Jacques Prévert il simbolo della sofferenza della classe operaia fu il cinto erniario, per quella dei sostenitori di questa Grande Decaduta, l’idea stessa del disonore calcistico ha certo le facce imperturbabili del suo Presidente (ineffabile Re della Frottola) e del di lui braccio destro, pelato come un serpente, uomo che, come si dice qui da noi: t’a n’è chëz via da ca’ gnènc brušènd dla sôla [non lo cacci di casa neppure bruciando il cuoio, ossia la materia che, prendendo fuoco, puzza di più].
L’Inter da parte sua non riesce proprio a bucare la porta dell’Udinese, difesa peraltro da un folletto diciassettenne in vena di miracoli. Poca malizia davanti, un po’ di sfortuna, ma i nerazzurri giocano a calcio, tirano verso la porta, cosa che i rossoblù non fanno più da tempo. Pare che dai mansionari di Mister Ballard non risulti ancora chi lo deve fare. Ci aspetta un mese e mezzo di via crucis e poi avremo modo di conoscere il destino di questi colori che sono purtroppo, giorno dopo giorno, sempre più bistrattati e vilipesi.  (Il filese)


Chievo - Bologna 3 - 0






Inter - Udinese : 0 - 0





lunedì 24 marzo 2014

Il miracolo di Lazaros…



Il campionato di Bologna e Inter
Commento del «filese» e vignette di Romano Saccani Vezzani

Al Dall’Ara succede l’incredibile, ossia quanto, ogni tifoso del Bologna dotato di un cuore, ma anche un cervello, si è augurato in settimana sapendolo impossibile. Vincere sul Cagliari senza saper segnare manco con la matita e poi sperare, sai mai, che le altre derelitte in coda abbiano la compiacenza di segnare il passo,  lasciando tornare Balanzone sopra la linea di galleggiamento.
Mister Ballard mescola di nuovo le carte; gioca con due centravanti stavolta. Ne basterebbe uno, ma buono: purtroppo Di Vaio è in Canadà, Gila e Gabbiadini a Genova e, data la distanza, di là non si segna. Ci vorrebbe almeno qualcuno in grado di aprire varchi, creare qualche occasione arrivando da dietro, ma Ramirez è in Premier, Diamanti in Cina e Kone in infermeria. La difesa, temendo il micidiale contropiede sardo, gioca con una mano sempre all’elastico delle mutande, ma regge alle paure e agli urti di Ibarbo & C.; il centrocampo balbetta calcio, davanti è notte buia. Ci vorrebbe un miracolo e chi può farlo allora, se non uno che di cognome fa Christovattelapesca? Lui, a pochi minuti dal termine, mentre i risultati dagli altri campi sono tutti favorevoli, s’alza in volo in area, entra in collisione con due cagliaritani, si rialza, riesce a ficcar dentro il rigore e fa risorgere d’un colpo il Bologna. Un vero prodigio, un nuovo miracolo di Lazaros, perché così si chiama di nome Christoeccetera, greco dai lunghi capelli e dalla scorza dura. Fra due giorni comunque si ritorna a giocare con la fifa a 90, in questa settimana decisiva per il campionato di coda.
L’Inter giocava in contemporanea uno scontro fra nerazzurri che proprio non ho visto. La partita si è persa con papera al 90’, dopo una serie incredibile di pali. Romano dice che a San Siro bisognerebbe allargare le porte. L’impressione è che la squadra di Mazzarri e Thoir stia un po’ facendo il Gioco dell’Oca: tre passi avanti, uno indietro. Intanto il Pevma si fa sotto, non sta mai fermo un giro, ma ciò che inquieta, è che i rossoblù bolognesi dovranno incontrare tutte e due queste squadre, fra le poche ancora davvero motivate.
Caro Lazaros rimboccati la tunica…   (Il filese)



Bologna - Cagliari 1 - 0






Inter - Atalanta : 1 - 2





sabato 22 marzo 2014

Zio Pippo ne fa Cento e Tre…



Festa di compleanno alla Casa di Riposo di Alfonsine
di Agide Vandini


Ieri io, Lara e Töni Valicelli, gli amici dell’Allegra Compagnia «Canta che ti passa» eravamo ospiti della Casa di Riposo di Alfonsine. Si teneva una Cerimonia dei Compleanni del tutto speciale, poiché fra i festeggiati spiccava il nome di zio Pippo, al secolo (+3): Giuseppe Toschi o meglio ancora: Pipèñ ad Capitëni.
E’ stato un gioioso pomeriggio all’insegna della bella musica d’altri tempi, l’occasione per una squisitissima torta, per quattro passi di valzer fra i tavoli e per qualche coro in allegria.
A mio zio ho portato in regalo la fotocopia di un articolo vecchio di oltre 80 anni, avuta poche settimane or sono dall’amico Vanni Geminiani. E’ un trafiletto tratto da un Corriere della Sera datato 30 aprile 1931 che, nelle sue pagine nazionali, dà notizia della Sentenza del Processo ai Comunisti Romagnoli tenutosi in quei giorni al Tribunale Speciale di Roma. Come si può leggere ingrandendo (basta cliccare sull’immagine) il testo che pubblico più oltre, lui, il bracciante Giuseppe Toschi, così come mio padre, il meccanico Guerriero Vandini, assieme ad altri 20 giovanissimi filesi, facevano parte del gruppo dei cosiddetti sovversivi romagnoli che il regime fascista e liberticida processava per reati d’opinione come l’«appartenenza al Partito Comunista e propaganda».
Eh sì, a mia madre Elvira d Capitëni, allora non ancora diciottenne, imprigionarono per alcuni mesi (da novembre 1930 all’aprile 1931) sia il moroso 18enne, che uno dei suoi fratelli maggiori. Pipèñ, arrestato non ancora ventenne, e processato dopo 6 mesi di galera, fu assolto, Ghéo invece fu condannato a 18 mesi che scontò poi per intero, rinchiuso per un altro anno nel carcere di Arezzo. Nessuno dei due comunque fu mai mandato in vacanza ad Ischia come qualche insulso ex cavaliere ebbe a dire qualche anno fa.
Della copia del giornale, che dovrebbe tuttora far riflettere parecchi italiani dalla memoria corta, in particolare coloro che preferiscono dimenticare le infamie di quel regime, ne ho fatto dono a lui e anche alle autorità comunali presenti all’evento.
Caro Zio Pipèñ, 103 sono tanti, me lo hai ripetuto ancora una volta proprio ieri e tu che li hai saputi portare, fra mille sofferenze, sempre con la schiena dritta, sei ancora l’orgoglio di tutti noi.
I cento e quattro ormai ti aspettano dietro l’angolo…




Io e Zio Pipèñ



Gigi de’ Fràb e Lara





21 marzo 2014. Pipèñ (Giuseppe Toschi) taglia la torta. Vicino a lui, la figlia Rita (sulla destra) e le autorità comunali di Alfonsine. 
Il primo in piedi a sinistra è il Sindaco Mauro Venturi.